Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

lunedì 28 febbraio 2011

Davide Nido

coriandoli leggeri come nuvole, 2010, colle su tela, 70x70 cm
courtesy l’artista e galleria Blu, Milano

L'artista di fama internazionale Tom Friedman (St Louis, 1965) è noto per la straordinaria capacità di manipolare e controllare i materiali più disparati della quotidianità – dalla polvere all'aspirina, dalla carta alle matite, dal chewing-gum ai peli umani, e via dicendo – per creare sculture originali in cui un'attenzione quasi ossessiva al dettaglio va di pari passo con un'incredibile abilità tecnica. Il materiale, il processo di alterazione dello stesso e la forma che ne consegue sono elementi costanti imprescindibili del suo “metodo”. L'artista indaga ogni materiale e ne rivela proprietà estetiche e formali inaspettate. Di fronte alle sue opere ci si domanda sempre che cosa essa siano, di cosa siano fatte e perché abbiano un certo aspetto.
La ricerca artistica di Davide Nido sembra percorrere una direzione in qualche modo parallela e affine a quella dello statunitense.
I suoi quadri, infatti, sono realizzati non con i consueti e tradizionali colori e pigmenti (acrilici, a olio, acquerelli, tempere ecc.), bensì con la colla a caldo. L'artista milanese impiega da sempre questo particolare materiale spingendolo al limite delle possibilità tecniche e cromatiche. Gioca sulle trasparenze, sugli spessori e sugli accostamenti cromatici e formali come un pittore classico, ma lo fa con un medium assolutamente inedito e personale.

E' importante tenere presente che la colla a caldo presenta notevoli limitazioni in quanto ha un tempo di asciugatura piuttosto rapido, non permette “correzioni”, ha una consistenza data e non modificabile, ed è disponibile in poche colorazioni base. Come ben fa notare Maurizio Sciaccaluga, in un suo testo critico, «E' un pittore che si è dato un ambito, quello della colla a caldo, e ne ha accettato i condizionamenti [...] come sprone alla ricerca, all'innovazione, al raggiungimento di un confine ultimo, oltre cui non è possibile avventurarsi […]».

Riprendendo il paragone con Friedman, attraverso pochi elementi costanti – colla (materiale), struttura (processo di alterazione), accostamenti cromatici e formali (forma) – la poetica di Nido riesce incredibilmente ad evitare la monotonia e la sterile serialità sfruttando i vincoli come opportunità e rinnovandosi continuamente.

Le composizioni, come le sculture dell'americano, sono rigorose e dimostrano un'attenzione quasi maniacale al dettaglio e alla precisione. Ogni impronta lasciata dal collante siliconico è calibrata e trova una propria collocazione definita all'interno dell'immagine complessiva. Sembra incredibile, ma anche le “esplosioni” più briose e apparentemente “disordinate” – come quelle dei coriandoli – sottostanno a un ordine compositivo determinato e controllato, non molto dissimile da quello che troviamo in un Piero della Francesca. Sempre per citare Sciaccaluga, «Nido, paradossalmente, è un pittore, e di quelli più conservatori».


***testo pubblicato in GIDM n. 1, vol. 31, marzo 2011***