Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

martedì 6 marzo 2012

Nini Maccagno

 lezioni americane “rapidità”, 1985
acrilico su tela, 40x30 cm, immagine tratta da
“Il catalogo è questo. Nini Maccagno: opere e documenti”
a cura di Isabella Massabò Ricci, giugno 2006


Nini Maccagno nasce a Pinerolo (TO) nel 1914 e muore a Torino nel 2005.

    Un'artista, prima ancora una ballerina, un'appassionata di musica e letteratura: «In realtà volevo fare la scrittrice ma mi è venuta paura del foglio bianco... in ogni caso, scrivo benissimo i telegrammi», così confessava ad Alberto Papuzzi nel 2002, alla vigilia della più grande mostra antologica a lei dedicata presso l'Archivio di Stato di Torino.


  Era già alla soglia dei novant'anni eppure, ricorda sempre Papuzzi, si districava con disinvoltura nell'apparente caos di sculture, dipinti, cataloghi, fotografie, lettere e ritagli di giornale di cui era ingombra la sua casa.
Lieve come il suo nome, intensa come la pittura sulle tele, Nini ha traversato l'intero “secolo breve”. Una vita fitta di incontri originali, di viaggi e interlocutori carismatici come Felice Casorati, determinante per la formazione della sua poetica, e Max Ernst, cruciale per la svolta astratta. 
    
     Il suo percorso artistico, culminato in un audace essenzialismo, trova una metafora perfetta in quei «telegrammi» che Nini diceva di scrivere benissimo, ben oltre l'occasionale ironia che ne faceva un curioso e personalissimo genere letterario.
   Una ricerca colta e curiosa, nutrita di musica, letteratura e filosofia – Bach, Calvino e Adorno tra le fonti cui attingeva –, aperta fino all'ultimo alla sperimentazione:
«Non cerco di essere moderna», raccontava di sé Nini Maccagno, «ma contemporanea».


***testo pubblicato in ArteSera n. 12, marzo/aprile 2012***