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Enrico Tealdi, Il posto sbagliato dell'anima, 2015 tecnica mista su carta incollata su tela, 30x40 cm courtesy l'artista |
Talvolta, nell’arte come nella vita, si instaurano legami accidentali e imperscrutabili da non trascurare: così per esempio, nella stessa epoca e senza che gli autori si conoscessero, Fernando Pessoa concepì Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares e Rainer Maria Rilke pubblicò I quaderni di Malte Laurids Brigge, due opere profondamente affini, sin dalla struttura del titolo. Accostarvi le nuove opere di Enrico Tealdi non costituisce soltanto un esercizio retorico: la selezione di dipinti sembra davvero ricondurci alle ambientazioni rarefatte ed estetizzanti di Rilke, anche se a stupire maggiormente è il nesso strutturale e profondo con lo zibaldone di Pessoa.
Forse perché Pessoa è un pittore di parole, che racconta ciò che per natura non è raccontabile, come l’aria, i colori, la luce. «Un’arte alla quale si era dedicato un certo estetismo inglese», spiega Antonio Tabucchi, «specie attraverso lo word-painting di Ruskin, che non a caso fu il paladino della grandezza di Turner». E prosegue: «Soares esercita indubbiamente l’arte di questa pittura, fa addirittura esplodere il paesaggio conducendoci a spasso in un quadro dentro cui non possediamo più orientamento».
Forse perché Pessoa è un pittore di parole, che racconta ciò che per natura non è raccontabile, come l’aria, i colori, la luce. «Un’arte alla quale si era dedicato un certo estetismo inglese», spiega Antonio Tabucchi, «specie attraverso lo word-painting di Ruskin, che non a caso fu il paladino della grandezza di Turner». E prosegue: «Soares esercita indubbiamente l’arte di questa pittura, fa addirittura esplodere il paesaggio conducendoci a spasso in un quadro dentro cui non possediamo più orientamento».
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Enrico Tealdi, Un male squisito, 2014 tecnica mista su carta incollata su tela, 18x24 cm courtesy l'artista |
Il principio costruttivo con cui entrambi, Tealdi e Pessoa, tentano di ricucire una biografia partendo da frammenti sparsi e confusi (di immagini l’uno, di parole l’altro) è la diagonale diffusa. «La memoria è un archivio ribelle, decide lei cosa ricordare e in che modo rivelarsi», racconta lo stesso Tealdi. Ed è difficile immaginare un archivio più indomabile, più refrattario all’ordine della miriade di riflessioni lasciate da Pessoa in forma di fascicoli, quaderni, fogli sciolti manoscritti, dattiloscritti e testi a stampa: un corpus di 27.543 documenti, alcune centinaia dei quali sono diventati, dopo la morte del poeta, il Livro do Desassossego che noi conosciamo.
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Enrico Tealdi, Volto, 2015 tecnica mista su carta incollata su tela, 24x18 cm courtesy l'artista |
La reciprocità che unisce questa raccolta di pensieri e aforismi alle opere di Tealdi riconduce all’antico genere del “commentario”: «Nebbia o fumo? Saliva dalla terra o scendeva dal cielo? Chissà; più che una discesa o una emanazione sembrava una malattia dell’aria. A volte sembrava un disturbo degli occhi piuttosto che una realtà della natura. Qualunque cosa fosse, una torva inquietudine attraversava il paesaggio; un’inquietudine fatta di dimenticanza e di attenuazione».
Come accade forse in ogni narrazione dell’esistenza, inevitabilmente volta all’indietro, il ricordo ha bisogno di espedienti concreti ovvero personalissime ipostasi oggettuali. Questa funzione è svolta qui dai paesaggi brumosi e dai piccoli volti di statuine, parzialmente distrutti o cancellati: tasselli di una biografia fatta di immagini sfocate e indefinite. «Ci sono figure di altri tempi, immagini-fantasmi di libri che sono per noi realtà maggiori di certe insignificanze incarnate […] Gli altri non sono per noi altro che paesaggio e, quasi sempre, il paesaggio invisibile di una strada nota».
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Enrico Tealdi, Volto, 2015 tecnica mista su carta incollata su tela, 20x20 cm courtesy l'artista |
Anche quando un singolo ricordo sembra balenare in piena luce, una selva d’immagini più o meno vaghe e imprecise si accalca nell’alone evanescente dei suoi orli. In questa regione la memoria obbedisce agli stessi meccanismi del sogno: il passato viene emendato, distorto, filtrato e idealizzato, ma anche purificato. Ciò che siamo oggi dipende appunto necessariamente da una discrepanza, da uno scarto ineliminabile tra i dati di fatto e il ricordo dei medesimi. Come scrive Pessoa: «Tutto si mescola in me: infanzia, vissuta in lontananza, cibo delizioso di sera, scenario lunare, Verlaine futuro e io presente; in una diagonale diffusa, in uno spazio falso tra ciò che sono stato e ciò che sono».
***testo pubblicato in occasione della mostra
Enrico Tealdi. La diagonale diffusa
presso Yellow Artist Run-Space, Varese 13.09 - 10.10 2015***
13 settembre - 10 ottobre 2015
Inaugurazione domenica 13 settembre ore 18 - 21
Tutti gli altri giorni su appuntamento al 3474283218
Via San Pedrino 4, Varese. Citofono ZENTRUM